Gli intrighi di Campanile

Sabato scorso, al teatro del Centro Culturale di S. Giorgio, la compagnia teatrale del Palcaccio ha presentato lo spettacolo “Intrighi di Campanile”. Da cinquant’anni, questi straordinari interpreti della realtà e della fantasia, onorano la cultura mantovana, calcando le scene con entusiasmo e professionalità, guidati da Gabriele Bussolotti. Dai libri di Achille Campanile sono stati tratti gli episodi visti in questa occasione. Partendo dal confronto tra uomo e donna, momentaneamente soli e forse in tentazione, mirabilmente vissuto da Enrico Valdisolo e Silvia Buvoli, l’universo letterario di Achille Campanile si è dispiegato ai nostri occhi in tutta la sua complessità. Poi è comparsa la trattoria dove si è tenuta una memorabile discussione sui significati di acqua minerale e acqua naturale, all’insegna della reciproca insofferenza. I protagonisti sono due commensali (Enrico Valdisolo e Valentina Benedini) e la cameriera Daniela Perboni. Il tutto è risultato così straordinariamente cerebrale che sembrava di ascoltare certi moderni soloni che, incapaci di comunicare, si rifugiano nel non sense. Non è poi mancata la triste riflessione degli anziani sposi (Enrico Valdisolo e Silvia Buvoli) sull’errore di gioventù fatto quando si sposarono. Con rassegnazione si allontanano l’uno dall’altra, abbandonano le loro vesti e diventano giovani, grazie all’elisir di una nuova speranza, per poi sparire chissà dove. Il segno distintivo dell’autore, con la sua ironia dissacrante e l’umorismo surreale, è stato colto perfettamente dagli attori in scena. Tra un episodio e l’altro si inserisce un clown, Paola Sarzola, dalle movenze maliziose e ammiccanti che, presentando le storie, crea suggestioni felliniane e profumo di avanspettacolo. Abbiamo poi vissuto la querelle sull’occasione relativa all’acquisto di una portaerei dismessa, da parte di una convinta affarista, la terribile Simona Pezzali. Il povero marito, tragicamente inventato da Daniela Perboni, è in preda allo sconforto e incapace di reagire alle folli giustificazioni della moglie: qui nasce una straordinaria metafora delle mille discussioni inconcludenti dei nostri giorni. Ed ecco un albergo dove si fronteggiano una cliente che pretende pranzo, colazioni e cene in orari impossibili per tutti ma non per lei, e una cameriera sull’orlo di una crisi di nervi. Ad un certo punto non si capisce più nulla, come in una improbabile Babele dei nostri tempi: inarrestabili la Perboni e la Pezzali. Il finale ci ha riservato un monologo attorno al fascino della lettera da scrivere o da ricevere, all’ insegna del dubbio o della speranza.

L’autopsicanalisi della Pezzali, in un fantastico crescendo, è da manuale.

Finiscono qui a S.Giorgio Bigarello gli intrighi di Achille Campanile che, grazie alla compagnia del Palcaccio, ci hanno portato nel mondo del grande scrittore.

Fabrizio De Vincenzi